Che i matrimoni al sud Italia fossero delle vere e proprie odissee che cominciano all’alba e non si sa quando finiscono è cosa risaputa, ma i matrimoni lucani, e in special modo i matrimoni del versante potentino, sono qualcosa di allucinante. Roba che per un giorno ti devi portare dietro un trolley con almeno due ricambi. Mi è capitato di assistervi per ben 5 volte, tutti parenti del mio ex. Durante la prima occasione non avevo idea di cosa mi aspettasse anche perchè avendo pure io un ramo della famiglia lucano, dalla parte di Matera però, ero convinta fossero uguali.
Ovviamente mi sbagliavo.
In genere se la cerimonia in chiesa è fissata per le 11.00 basta presentarsi un’oretta prima a casa del/la futuro/a sposo/a parente per tutti i convenevoli del caso e poi dirigersi tutti insieme verso il luogo di culto prescelto.
Lì no.
Se la cerimonia è alle 11.00 mettetevi in testa che alle 10.00 dovete essere a casa della sposa anche se siete parenti dello sposo. Il che implica che alle 9.00 dovrete passare a salutare lo sposo. Il che sottintende che vi dovrete svegliare all’alba per prepararvi anche se siete dei semplici invitati. Tutto questo perchè è obbligatoria la processione. Si. Avete letto bene: p-r-o-c-e-s-s-i-o-n-e. Da casa della sposa fino in chiesa. Voi direte “vabbè so’ tradizioni, che sarà mai?” E invece no. Immaginate una fiumana di gente, che tra invitati e abitanti locali desiderosi di assistere altresì detti guardoni può arrivare a toccare le 400 persone (giuro! è successo, non sto esagerando), tutta agghindata che percorre stradine di paesini di montagna perennemente in salita perchè le chiese ‘nsisaperchè le devono sempre costruire in cima a qualche montagna.
La prima volta chiesi ad Andrea: “c’è qualcosa che devo sapere? come si svolgono? come ci si comporta? qualche usanza particolare?” La risposta: “no cara, sono matrimoni normalissimi”. E infatti era normalissimo che fossi l’unica deficiente a farsi tutta la salita col tacco 12. Sotto il sole. E con una gonna lunga che in pendenza è diventata ancora più lunga e che si impigliava sempre sotto i tacchi.
Arrivata in chiesa già non ne potevo più. Ho trovato il primo posto libero e non volevo mollarlo nemmeno a fine cerimonia. Inutile dirvi che il percorso dalla chiesa all’auto è stato ancora peggio. Più catastrofico del percorrere con i tacchi una stradina di montagna in salita è percorrere con i tacchi una stradina di montagna in discesa!
Fortunatamente la Basilicata è rinomata anche per il mangiare, quindi bastava la previsione di un succulento pranzo a ricompensare le fatiche del sali/scendi.
Anche troppo.
In pratica ci si siede al tavolo intorno alle ore 14.30 dopo il consueto aperitivo buffet d’apertura che da solo basterebbe a sfamare l’intera popolazione del Burkina Faso…e-non-ci-si-alza-più-fino-alle-7-di-sera. Non ci sono balli. Non ci sono foto (quelle ve le fanno fare all’inizio: tutti gli invitati si mettono in fila tipo mensa universitaria e aspettano il loro turno per lo scatto. Devo però spezzare una lancia in favore per il semplice motivo che facendole all’inizio vi permettono di avere trucco e parrucco ancora intatti). Non c’è l’animatore che ti punta facendoti passare per lo zimbello della situazione. Niente di niente. Si mangia in continuazione per quasi 5 ore di fila. Per carità il cibo è ottimo, ma dopo 5 ore troveresti indigesta pure l’aria fritta da Tom Colicchio.
Ma la vera crisi isterica è arrivata dopo.
Dopo quello che definire pranzo sarebbe come paragonare Lady Gaga a Bernadette siamo andati a casa di uno dei tanti 925 parenti del mio ex e lì ho cominciato a notare strani movimenti: “Andrea perchè tua madre si sta cambiando le scarpe? E perchè tua cugina sta infilando dei comodi pantaloni?”
Andrea: “Ah, non te l’ho detto? Ci si mette in abiti più comodi per la seconda parte del matrimonio, quella dedicata ai balli”
“………no-non-me-l’hai-detto………”
Ero indecisa se infilargli un tacco in un occhio o in tutti e due gli occhi.
Ho avuto poco più di un’ora di tregua in cui ho dimostrato tutta la mia forza d’animo resistendo all’impulso di togliermi le scarpe perchè altrimenti i miei piedi si sarebbero categoricamente rifiutati di rientrarci. Osservavo le altre donne che tranquille e beate indossavano capi più comodi. Ho dovuto persino rifiutare l’allettantissima proposta della mia ex suocera: “se vuoi ti presto le mie ciabatte per il ballo, tanto hai la gonna lunga e non si vedrebbero”.
“…………”
Fatto sta che intorno alle 20.30 siamo ritornati nella sala del ristorante dove magicamente erano scomparsi tutti i tavoli e tutte le sedie per far spazio e dare possibilità così ai provetti ballerini di esibirsi in strepitose performance e dove sempre magicamente era comparsa una tavolata lunga tutto il perimetro dove servivano-ancora-da-mangiare. Da una parte dolci di ogni tipo e dall’altra crocchette-panzerotti-focaccia-panini. Cioè dopo tutto il cibo del pranzo questi avevano ancora la forza di mangiare!
Ma il meglio è arrivato con le bomboniere. Non dimenticherò mai quando incuriosita come una bambina ho aperto la confezione e mi sono trovata davanti un set di tazze da caffè marroni.
Si, decisamente dopo una giornata così un caffè era proprio quello che mi ci voleva! Magari corretto.
Sicuramente da provare almeno una volta nella vita!! :D - S.
RispondiEliminasi direi che una è più che sufficiente... :P
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