lunedì 3 ottobre 2011

Per trovare un amico bisogna chiudere un occhio; e per non perderlo, tutti e due

I cambiamenti si dividono in due categorie: quelli dovuti al libero arbitrio e quelli che ti fanno bestemmiare per giornate intere.
Nell’ultimo anno alcune cose nella mia vita si sono trasformate irrimediabilmente, indipendenti dalla mia volontà e sono tuttora in continua, mi auguro, evoluzione. Mentre invece non riesco a modificare quelle sotto la mia totale libertà di scelta e che andrebbero necessariamente rivoluzionate.
Perchè? Perchè sono le poche certezze che ho, anche se so essere sbagliate.
Ok. C’è qualcosa che non va. Questo è chiaro.

A volte succede di incontrare persone in grado di trasmetterti sensazioni positive, anche stando in silenzio riescono a farti sentire bene. E quando mi capita sono pervasa di euforia: se sono fortunata l’altra persona ricambia il mio entusiasmo, se mi va male vengo scambiata per un’internata scappata da poche ore dal più vicino centro di igiene mentale e vengo allontanata.
Oppure peggio vengo presa per il culo. Ovvero mi viene mostrato lo stesso paritario slancio che mi lascia poi delusa a distanza di tempo, distanza che può essere misurata in giorni settimane mesi o anche anni, quando mi rendo conto che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quanto ho investito io.
Non sto parlando di tradimento d’amicizia, quella è un’altra cosa, parlo di disillusione e insoddisfazione che non implicano necessariamente una colpa da parte dell’altra persona. E’ solo che in alcune circostanze ti aspetti una parola, quell’espressione o quel gesto che l’altro sai per certo possa darti ma in quel momento probabilmente non ritiene opportuno fare. Quindi dall’appagamento puro si passa a un senso di frustrazione e abbattimento.

La mia vita è fatta di rapporti statici con persone disposte ad aprirmi la porta di casa anche a mezzanotte solo perchè ho avuto una giornata pesante a lavoro e che mi daranno sempre i consigli più saggi, sinceri e carichi d’affetto possibili ma che non riusciranno mai a comprendere appieno quella follia che alberga ormai da anni nella mia testolina; e poi ci sono quelli euforici che mi trascino dietro, rapporti che hanno dei picchi di intesa assurdi e dei cali altrettanto illogici. Rapporti che mi danno la forza di reagire, che mi mettono di buonumore anche solo con un ciao,  che mi fanno sentire fortunata per averli nella mia vita ma che sono anche capaci di lasciarmi nell’apatia e nello scoramento, rapporti che per quanto io mi sforzi non potranno mai diventare completamente stabili, anzi forse proprio la stabilità farebbe perdere loro quella follia positiva che tanto mi fa stare bene.
A volte penso che dovrei dare un taglio netto, niente allontanamento graduale, e mi risparmierei tutti quei momenti no, ma poi realizzo che perderei anche i momenti si, anzi SI.
Henri-Frédéric Amiel diceva che bisogna chiedere alle persone soltanto ciò che essi possono dare, un compromesso insomma, accettare i bassi così come vengono e senza farsi abbattere così come si accolgono gli alti.
Ora non so se è colpa dei tacchi che ho dovuto indossare ieri per dodici ore di fila o dei vari tipi di vino che ho buttato giù, però……non so se sono in grado di farlo.

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