lunedì 27 febbraio 2012

“Caro lettore che hai appena preso in mano questo piccolo libro e hai iniziato a sfogliarlo. Aspetta un attimo prima di decidere di rimetterlo a posto. Dagli una possibilità.”

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L’altra mattina sono andata in libreria per acquistare una guida turistica per il mio prossimo viaggio (di cui non posso dire nulla perchè causa scaramanzia sono stata minacciata di morte se lo faccio) e appena entrata mi ha investito l’odore, quello della carta stampata, dei libri nuovi, quel profumo che fa tanto primo giorno di scuola quando astucci e quaderni sono ancora nuovi. Sono rimasta lì dentro per più di mezz’ora, non ci andavo da un pò e avevo bisogno di godere di quel panorama, ho dato un’occhiata a tutti i titoli esposti anche se non ero intenzionata ad acquistarli prima di dirigermi verso la sezione “turismo” e mentre li osservavo pensavo a quanto siano poco emozionanti gli ebook.
Paradossalmente appena tornata a casa ho letto il commento di Matteo sull’utilizzo di Kindle e mi è venuto in mente questo articolo letto parecchi mesi fa su LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri il quale prendendo spunto dalla sua ultima pubblicazione “L’ebook e (è) il futuro del libro” ha coinvolto critici, scrittori ma anche gente comune semplicemente appassionata di lettura, raccogliendo senza per questo criticare le loro opinioni emotive riguardanti il libro elettronico e il confronto con il cartaceo. Sette le domande che hanno guidato la discussione, piacevoli e divertenti i vari commenti e per la prima volta mi sono chiesta quale sia davvero la mia opinione a riguardo dato che fino ad ora ho sempre snobbato gli ebook, salvo per stamparli e rilegarli, senza soffermarmi sui pro e i contro.
Tralasciando il guadagno a livello ambientale e la possibilità di conservare scritti antichi uno dei vantaggi è sicuramente la quantità di libri che puoi portarti dietro in qualunque situazione e senza appesantirti col rischio di sembrare il gobbo di Notre Dame: ricordo che quando lessi “Il signore degli anelli” era un problema ogni volta farlo entrare nella borsa (è da lì che è nata la mia passione per quelle extralarge). E conoscendomi come mi conosco la mia camera ne guadagnerebbe sicuramente in ordine! Ma come può un freddo e asettico supporto digitale sostituire quella poesia di sensazioni che trasmette l’odore della carta o il rumore delle pagine sfogliate?
A volte scrivo qualche nota personale lungo i bordi, sottolineo frasi che mi piacciono o faccio gli angolini alle pagine che mi hanno colpito per poi ritrovarli a distanza di tempo e mi è capitato di scoprirne anche in libri acquistati di seconda mano che in qualche modo mi hanno permesso di entrare in contatto con i pensieri di persone estranee che mai incontrerò e tutto questo con un ebook non sarebbe possibile; così come la sera, prima di addormentarmi posso leggere tranquillamente qualche riga e poggiare poi il libro ai piedi del letto mentre nell’altro caso dovrei preoccuparmi di accendere il reader, tenere d’occhio la batteria ed eventualmente collegare il cavo d’alimentazione. Considerato che uso la lettura anche per rilassarmi (e addormentarmi) dovrei stare attenta pure a non sbatterci la testa sopra.
C’è chi sostiene però che la diffusione degli ebook possa favorire l’incremento della lettura: non so, forse sono io che non ci arrivo ma penso anzi che le due cose viaggino su due binari distinti e separati: leggere è una passione che nasce da dentro e non ha nulla a che vedere con il formato in cui una storia ci viene propinata.
Chi non legge è perchè non ama farlo.
Chissà, sarà che appartengo alla vecchia generazione, quella degli immigrati digitali come dice Francesco Miranda, ma resto fedele alla carta stampata, amo vedere le pareti della mia stanza piene di scaffali invasi da copertine ammassate dai colori e formati più disparati. Non li ho mai prestati fatta eccezione per mia sorella né mi sono liberata di quelli che non mi sono piaciuti o dei doppioni acquistati per sbadataggine o dimenticanza e se dovessi scegliere tra un volume rilegato di fogli bianchi e un romanzo in digitale preferirei in assoluto il primo per poter imprimere io stessa parole e pensieri.
L’unico che forse mi vedrà costretta per forza di cose a ricorrere a un e-reader è il caso John Locke. E no, non mi riferisco nè al filosofo britannico nè tantomeno all’emblematico e calvo personaggio di Lost: si tratta di un autore statunitense unicamente digitale, l’unico capace di vendere un milione di ebook senza mai appoggiarsi ad alcun editore.

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