lunedì 23 aprile 2012

Moda o rivoluzione?

Sin dalla notte dei tempi la sottoscritta ha seguito le mode così come il Titanic ha raggiunto l’America: natraggedia. Soprattutto quando si parla di tecnologia. Fino all’altro giorno andavo in giro con un cellulare che non aveva neanche i giochi incorporati, e quando dico l’altro giorno intendo proprio sabato scorso quando mi sono decisa finalmente a comprare il mio primo smartphone. Non mi soffermo sulle stupide domande rivolte al venditore che credo mi abbia dato retta per pura pietà vista l'enfasi con cui si è congratulato quando, dopo aver vagato per 3/4 d’ora attorno alle vetrine espositive, gli ho comunicato di aver scelto un Galaxy Gio.
Dopo aver ricaricato la batteria 3 volte in 2 giorni ho capito come si è sentita Alice nel suo wonderland: ho installato e disinstallato applicazioni anzi app di ogni tipo, scoperto finalmente che Instagram non è solo un’inutile pagina web, per non parlare poi del calendario mestruale: non ne capisci la vitale importanza fin quando non ce l'hai!
Ma non solo, ho avuto anche modo di lobotomizzarmi grazie ai social network: Twitter è il numero uno, scrivi solo quello che ti passa per la testa senza rincoglionirti come avviene invece su Facebook che tentatore peggio di un diavolo ti induce a caricare foto che non mostreresti nemmeno sotto tortura o ad indicare il luogo esatto in cui ti trovi permettendo così ai ladri di svaligiarti casa, mentre il passaggio al diario diciamolo è pura violenza psicologica. In G+ invece ero come la particella di sodio dell’acqua Lete: l'eco dei tasti rimbombava, a quanto pare nessuno dei miei contatti ne fa parte quindi la mia presenza è durata meno di quanto impiego a cambiare canale durante Uomini&Donne.
Ma essere di moda e all’avanguardia è davvero così fondamentale? Propensa come sono ad analizzare anche lo sbattere delle ciglia ho immaginato scenari drammatici di me ridotta a un vegetale, che non riesce più a staccare i ditini dallo schermo, priva della capacità di parola e ho dato un taglio. Tre giorni appena ci sono voluti perché mi venisse la nausea. Sicuro non comprerò mai un’ipad, che tra l’altro devo ancora capire precisamente a che serve, cioè mi auguro sia in grado anche di consolarti durante una crisi amorosa perché altrimenti mi sfugge il motivo per cui una persona debba spendere tutti quei soldi solo per collegarsi a internet. Appunto, internet. L’altra realtà dove tutto può accadere. Se da un lato professionalmente offre una possibilità in più dall’altro ti fossilizza dietro un monitor. Prima dovevi telefonare, muoverti, parlare di persona, oggi invece aspettiamo che qualcuno tra centinaia di email noti il nostro curriculum. Sotto questo aspetto ci ha danneggiati enormemente. Ci siamo impigriti. E se qualcuno ci consiglia il vecchio metodo viene quasi da ridergli in faccia quando in realtà è l’unico metodo per farsi notare davvero, e in quest’era distinguersi più che mai.
Anche al mio parrucchiere devo consigliare di uscire che da quando la moglie l’ha lasciato porello mi ha smarrito l’estro creativo: qualcuno gli dica che nel 2012 il codino alla Roberto Baggio non è più di moda!
Soprattutto sulle donne.

4 commenti:

  1. Io resto affezionata al mio cellulare che di extra ha solo il touchscreen, la fotocamera e la radio :P (tutto il resto lo ignoro di proposito)
    Un bacio grande così sisterina :)

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    1. anch'io la pensavo così ma la tecnologia è peggio di una droga.
      Un bacio a te sister! :D

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  2. Ohhhhhhhhhhhhhh!!! mi piace come scrivi
    giulio

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