mercoledì 10 luglio 2013

30 novembre – 10 luglio

Non sono morta semplicemente la mia attività sul blog segue l’andamento dei miei pensieri e delle mie emozioni. Non la definirei crisi, non ero in crisi del resto anzi, ma avevo voglia di dedicarmi ad altro e come accade ogni volta che succede un evento degno di nota ecco che torno a scrivere. Ma di questo parlerò un’altra volta.
Forse.

Torno collegandomi all’ultimo post, quello su Giovanni Lisi e il suo libro: ho preso una cantonata! Dopo aver letto il suo lavoro  ho passato le giornate a chiedermi se fosse il caso di rettificare la mia recensione. L’opinione che mi son fatta di lui non è cambiata ma il libro non ha alcun collegamento con la premessa fattami. Sono semplicemente i pensieri di un adolescente alla sua prima delusione sentimentale, neanche troppo profondi a dir la verità visto che il tema portante non è l’amore ma il sesso: si capisce che la tipa l’ha mollato per un altro conosciuto probabilmente appena due ore prima ma dopo averlo ribadito per 50 pagine la cosa comincia a diventare noiosa.
Direte: e il lavaggio del cervello? e la tv? il neurone isolato?
Belle domande.
Che rimarranno senza risposte.
Alcuni però sono degni di nota e ve li riporto:

- Pensa ad un gatto uccidilo nei ricordi restano solo i peli su un vecchio maglione
  (che gli ha fatto sto povero gatto vorrei sapere…)

- Se io rido e tu ridi allora ridiamo insieme, ma se rido solo io sembro un deficiente
  (pensiero profondo)

- Vita da insetto in attesa che il tizio con la barba mi venga a schiacciare
  (perchè proprio il tizio con la barba???)

E dire che a primo impatto sfogliando quelle pagine semi vuote mi sono sembrate filosofiche, artistiche, cariche di poesia. Cominciando a leggere le ho trovate…bhè un’idea forse ve la siete fatta, un vero e proprio spreco di carta, non sono nemmeno riuscita a leggerlo tutto ma alla fine è arrivata l’illuminazione dal mio amico Stefano “forse vuole che le riempia tu” e così ho fatto.
Non me ne voglia l’autore: l’ho acquistato, ci faccio quello che mi pare.

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venerdì 30 novembre 2012

Fine delle trasmissioni.

Sabato ho conosciuto Giovanni. E’ stato un incontro fulminante, uno di quegli incontri casuali che ti cambiano non solo la giornata ma addirittura l’esistenza.
Comincia subito col raccontarmi di un’esperienza dolorosa vissuta recentemente - la perdita di un amico suicida -  e di come ne stia venendo fuori: il percorso duro in parte affrontato e in parte ancora da, la ferma decisione di non volersi affidare a medicinali e la presenza al suo fianco consapevolmente immaginaria dell’amico, a dimostrazione che le proiezioni della mente non sono dannose se a crearle è una testa cosciente che cerca solo una giustificazione per quello che è successo. Ed è talmente evidente la percezione che ha di se, della sua vita e dei suoi obiettivi che la mia attenzione è totalmente catalizzata dalle sue parole.
Una mia collega gli chiede che lavoro fa e lui di getto risponde “scrittore” e dopo una brevissima pausa aggiunge “ufficiale, perchè ho finalmente pubblicato un libro”.
Ancora prima di conoscerne il soggetto ho già deciso che lo comprerò. E lui mi anticipa dicendo che ne ha due copie nello zaino con se.
Anticonformista, dotato di una spiritualità basata sull’educazione e sul rispetto, quasi mi sconvolge quando mi racconta che è stato individuato il neurone vittima della pubblicità subliminale. Da qui l’ispirazione.

Sua madre, che lo accompagna, è molto orgogliosa anche quando Giovanni timidamente ammette di guadagnarci appena 99 centesimi.

Questo è il link ufficiale che rimanda alla casa editrice, non ho ancora finito di leggerlo per questo preferisco non anticipare nulla e aspettare di giungere alla conclusione, voi nel frattempo potete dargli un’occhiata.

 

lunedì 26 novembre 2012

Kitchen. Banana Yoshimoto

*ATTENZIONE!* A seguire probabile presenza di spoiler, ma non è certo perchè ancora non so cosa scriverò. –_–

kitchen Il miracolo non è la chiusura dell’ILVA o la Madonna che compare a tre pastorelli, il vero miracolo è quando ti capita di leggere un libro che rispecchia esattamente il tuo umore in quel momento: aiuta a sentirsi meglio anche se racconta una storia triste.
Avevo dimenticato di aver acquistato Kitchen fino al giorno in cui sistemando alcune cose nello sgabuzzino – più per nervosismo che per desiderio di ordine (uozz ordine??) – mi è letteralmente caduto tra le braccia. Un particolare insignificante ma col senno di poi a lettura ultimata mi è sembrato quasi fatale. Sulle prime ho pensato che non fosse nemmeno mio ma essendo l’unica bipede ad acquistare libri in casa non è che ci fosse molta alternativa.
In sostanza Kitchen si basa sull’elaborazione del sentimento in quanto tale, nè amore nè amicizia e allo stesso tempo entrambe scaturite dalla perdita di una persona amata. Nella prima parte due compagni universitari rimangono improvvisamente orfani e si ritrovano a doversi sostenere l’un l’altro instaurando quindi un rapporto emotivo unico; nella seconda cambiano i ruoli ma il tema è lo stesso con in più l’elemento leggendario tipico della cultura orientale. Lo so parlando di drammi può sembrare una lagna ma, sarà che mi sentivo una lagna pure io quando l’ho letto, l’ho trovato fantastico.
Merito anche dell’ambientazione: ho un debole per la cultura orientale che nel caso specifico traspare da ogni singola parola scritta, da ogni minima azione compiuta. Se la stessa storia fosse stata ambientata in un qualunque altro luogo occidentale dubito avrebbe sortito lo stesso fascino.
L’altra particolarità è che ho avuto più volte la sensazione di avere tra le mani la rielaborazione di un manga, solo alla fine leggendo l’ultima di copertina ho scoperto che era intenzione voluta dell’autrice: il suo stile è un punto di contatto tra i fumetti e una letteratura di maggior spessore e tramite avvenimenti che accadono senza logica racconta la realtà in cui vive, la crescita e il passaggio all’età adulta.

Kitchen è il primo libro che riesco a leggere per intero da non ricordo più quanto tempo. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di entrare in un altro mondo per poter osservare il mio con distacco e razionalità e potermi rendere conto che nonostante alcuni particolari negativi sono esattamente nel punto in cui ambivo essere un anno fa.
E continuo ad andare avanti. ;)

venerdì 7 settembre 2012

La nana

Impreco ad alta voce quando per sbaglio chiudo un documento di word senza aver salvato le modifiche.
Lei, 8 anni, altezza 1 metro e una vigorsol mi riprende: “MONICAAAAA…non si dicono le parolacce!!
Mi maledico da sola perchè il capo mi ha raccomandato di stare attenta che a quell’età memorizzano tutto! e non proprio convinta le rispondo: “e tu non sentire quando le dico!
e come faccio?? Mica sono sorda!!
Allora copriti le orecchie!
E ma allora mi devi avvisare quando stai per dirle sennò come faccio a coprirmele prima? O per caso vuoi che vada in giro con le mani sulle orecchie così quando mi chiami per costringermi a fare qualcosa al posto tuo non sento???

Quand è che è diventata così sveglia?

mercoledì 5 settembre 2012

Il giorno prima del primo giorno

Stamattina la figlia del capo è venuta in ufficio e, come al solito senza nemmeno salutare, si è fiondata sulla sottoscritta per mostrarle l’acquisto appena fatto, ovvero una tracolla portalibri per la scuola.
Ora, sarà la sindrome premestruale, sarà il 70% di umidità, sarà che mia cugina si sposa ma nel giro di pochi secondi io che sono così sentimentale da non riuscire nemmeno a gettare i porta lenti a contatto ho avvertito quella nostalgia che ti fa rimpiangere pure le bacchettate sulle mani, anzi il mio maestro le chiamava spalmate e vi lascio immaginare perchè. A parte il classico odore della cancelleria ancora nuova e mai usata mi sono ricordata del rito a cui puntualmente io e mia sorella eravamo costrette da mia madre la sera antecedente il primo giorno di scuola: il bagno con acqua calda. Che sembra una cosa paradisiaca ma considerato che almeno qui al sud Italia le temperature sono abbastanza alte da permetterci di andare a mare fino a ottobre così tanto paradisiaca vi assicuro non è. E anche se ci fossimo fatte 5 docce durante il giorno, il bagno caldo andava fatto! All’epoca ero convinta fosse una mania materna per la pulizia e l’igiene personale, solo molto tempo dopo quando per l’appunto sono diventata abbastanza adulta da potermi sottrarre al rito ho capito che in realtà era un modo per farci addormentare serenamente e preparare corpo e mente all’inizio della scuola. Fantastiche genitrici!