venerdì 9 marzo 2012

thirty seconds to venus

Sofia.Ieri quando sono tornata da scuola ho visto in tv quella pubblicità dove c’è quella donna con un grosso livido sul viso che dice di aver sbattuto contro la porta. E’ lo stesso livido che ha la mamma oggi. Ieri sera l’ho sentita piangere di nuovo. Ormai lo fa quasi tutti i giorni. Piange e lo prega di smettere e quando lui si stanca e se ne va a dormire viene subito in camera mia a controllare che io stia dormendo e non abbia sentito nulla. E resta lì davanti al mio letto a piangere e ad accarezzarmi i capelli mormorando che va tutto bene. Forse dovrei telefonare a quel numero ma non credo che la mamma sarebbe contenta. Ha visto tante volte quello spot ma non ha mai chiamato. Forse ha paura. O forse vuole che lo faccia io.
Laura.100 su 100 non è bastato. Mamma aveva promesso che se mi fossi diplomata con il massimo avrebbe convinto papà a mandarmi all’università. E invece sono passati due mesi e ancora niente. Oggi mi ha chiesto qual è il motivo di tanta ostinazione, vuole sapere perchè non posso trovarmi un fidanzato come le mie amiche e accettare quel lavoro al supermercato giù all’angolo. Ma perchè per loro è così difficile capire? Voglio andare a Pisa per studiare lingue! La prof dice che sono portata e che sarebbe un peccato se non continuassi. In tv dicono che non viviamo più nel medioevo…ma non sono mai stati a casa mia. Ho tempo fino al 5 ottobre per iscrivermi. E se non riesco a convincerli? Dovrò andarmene di nascosto?
Luisa.Non me ne frega niente. Se stavolta è positivo ho deciso che lo tengo. Faccia quello che vuole, a me non interessa. Certo, bastardo figlio di un bastardo non è il massimo ma l’ultima volta è stato terribile. I crampi mi toglievano il respiro. Ancora 2 minuti. Diavolo l’ansia mi sta divorando. Non posso continuare così solo perchè non gli piace usare il preservativo. “Sto attento” mi aveva promesso. Se fosse stato davvero attento ora non sarei sul cesso ad aspettare il risultato di questo maledettissimo test. Non m’importa se stavolta mi lascia. Faccia quello che vuole. Non m’interessa. Merda! 2 linee. Sono incinta. Cazzo! Ok. Lo tengo. Ho deciso che lo tengo. E al diavolo quello stronzo.
Marina.Quando ho visto il sangue ho capito subito cosa stava succedendo. Mia madre è morta 8 anni fa per lo stesso motivo. Sapevo di essere condannata nonostante il medico abbia cercato di rassicurarmi, ma sentivo che sarebbe toccato anche a me. E’ una di quelle sensazioni che non puoi spiegare. Spero solo che questa macchina non mi faccia troppo male. Mia madre diceva che era dolorosissimo, prima te le schiacciano sotto e sopra e poi di lato. Quanto vorrei che fosse qui a tenermi la mano. Che stupida! Ragiono come una bambina. Devo smetterla di avere paura. “E’ l’ennesima prova Marina. Supererai anche questa.” la mamma me lo diceva sempre. Spero avesse ragione.
Storie quotidiane. Che possono capitare a chiunque. Di donne spaventate ma che decidono di reagire facendo leva sulla volontà, sulla forza d’animo e sul coraggio di distinguersi.
Non è un caso nè per sbadataggine l’averlo postato il 9 marzo, un giorno dopo la festa della donna. Perchè le donne con la loro bellezza e i loro problemi esistono tutto l’anno. Non è il classico discorso femminista di chi si reputa superiore a questi eventi: certo che voglio il mio ramoscello di mimosa l’8 marzo e va bene festeggiare questa giornata per ricordarsi un giorno di più chi siamo ma soprattutto il pensiero deve andare a quelle donne che non hanno la fortuna di avere accanto qualcuno che le sostenga.
M.

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